Le parole e il silenzio – don Emilio Zeni

Si sa che il linguaggio è una convenzione. A certi suoni corrispondono precisi pensieri. Nasce così la parola che affonda le sue radici nella propria storia e nella propria cultura. Ed è bello che sia così. Un dono grande per l’uomo comunicativo per natura. Quello che egli è, si capisce soprattutto tramite la parola. Parafrasando un noto aforisma si potrebbe concludere: “sento come parli e ti dirò chi sei”. Quello che hai nel cuore presto ti scivolerà nella parola.

Purtroppo, essa cade, non di rado, in un abuso perverso. Se con la parola si può cantare l’amore, confidare sogni, proporre progetti, condividere affanni, asciugare una lacrima, è anche vero, purtroppo, che la parola può trasformarsi in un arma per colpire, ferire, distruggere. Con la parola si possono aprire o chiudere porte, costruire ponti o farli saltare, illuminare di speranza o ricacciare nella solitudine della notte.

La parola che tesse trame di ipocrisie e falsità, che si intorbidisce di volgarità persino blasfeme, che rotola come una valanga contro l’avversario o accieca di impossibili promesse, offre una triste immagine di chi la pronuncia, ne sgretola la dignità, a tutti i livelli, istituzionali, educativi, culturali.

È allora che nasce la nostalgia del silenzio, che non è solo assenza di suoni ma è equilibrio, attesa, dominio di sé, riflessione attiva, desiderio di verità. Certo, anche il silenzio è un linguaggio che può esprimere sentimenti opposti… infatti,” un bel tacer non fu mai scritto”.

È Natale. si dice che in questa occasione siamo tutti buoni. Ce lo auguriamo.

Ma è proprio il Natale che ci suggerisce la sublimità della parola e del silenzio.

“In principio era il Verbo” – la Parola -, leggiamo nei primi versetti del Vangelo di Giovanni. Quella Parola che squarciando l’eterno silenzio ha dato vita alla storia nel mirabile disegno della creazione.

E, nella pienezza dei tempi – quella stessa Parola – “il Verbo si è fatto uomo e venne ad abitare in mezzo a noi…”

È in questo ineffabile evento, che le parole si riempiono di “pace agli uomini che Dio ama” e il silenzio di Maria “conserva queste cose, parole del Vangelo, meditandole nel suo cuore…”: i tanti silenzi e le sublimi parole del Vangelo, dalla proclamazione delle “beatitudini” alle parole di perdono nel silenzio della croce.

È il cuore che deve svuotarsi per riempirsi di Dio. Parola e silenzio, allora, anche per gli uomini d’oggi, sospinti brutalmente verso reciproche rivalse e contrapposti interessi, troveranno gli spazi che ne onorano la dignità, mentre camminano insieme per le strade del villaggio globale che è il nostro piccolo e tormentato pianeta. È l’augurio ai nostri lettori per un Natale vero, del “verbo fatto uomo”, per amore.