La Pace a Parigi – Silvia Falcione

 

Parigi olimpica ultimo atto di una magnifica impresa. Le olimpiadi non fermano le guerre purtroppo ma condividono i valori di una pace possibile.

I rappresentanti dei 5 continenti e dei rifugiati insieme ai presidenti olimpici rendono evidente che il mondo è solo in piccola parte bianco. Anche l’inno americano paese ospite delle prossime olimpiadi 2028 viene cantato da una afroamericana e nera è anche la sindaca di Los Angeles. In chiusura My Way viene cantata da una francese di origini africane.

Il mondo è già cambiato. Le Olimpiadi ce lo mostrano senza paura della sua multiculturalità. Una festa multicolore perché gareggiare senza distruggere l’avversario dà gioia una sana gioia anche a chi sta solo guardando da uno schermo.

C’è speranza. Si C’è. Grazie agli atleti che ce la mostrano che sono la meglio gioventù di questo pianeta.

Paix Peace Pace Shalom Salam a vous mes amis.

-Silvia Falcione

Con le mani – Adriana Perillo

Nella Cappella Sistina, tra i meravigliosi affreschi di Michelangelo, gli occhi sono catturati dall’immagine di Dio che crea l’uomo.

È una visione bellissima, una raffigurazione di forza e potenza di Dio che con un dito della mano dà vita all’essere umano. Così Michelangelo immagina l’inizio della vita dell’uomo, da una mano che si tende e crea: sembra una magia!

Quando nasce una creatura anche noi siamo stupiti di fronte ad un essere così piccolo, ci sembra un miracolo se tocchiamo le sue tenere manine che nella loro piccola dimensione sono perfette.

Le mani! Forse le mani sono la parte del nostro complicato corpo che hanno una funzione particolare multitasking, come si dice oggi.

Innanzi tutto esse sono indispensabili per afferrare ogni cosa: il lattante si aggrappa al seno materno per nutrirsi o trattiene tra le mani il biberon pieno di latte; le prime conoscenze del mondo intorno a sé le fa toccando gli oggetti o tenendosi ai sostegni a lui vicini quando tenta i primi passi.

Le mani dei genitori danno sicurezza al bambino, le carezze lo colmano di amore, i suoi bisogni sono curati dalle gentili mani materne, con le sue manine riconosce al tatto il viso della mamma.

Il povero che tende la mano in cerca di aiuto lo trova in un’altra che si sporge verso la sua e il medico con le sue mani può salvare la vita di chi è in pericolo.

Esperte e calde mani sanno dare benessere ad un corpo provato da malattie, ci trasmettono con le carezze sensazioni di piacere e possono sollevare l’animo di chi sta lasciando la vita.

Straordinarie opere pittoriche, architettoniche, capolavori della letteratura e della musica sono stati creati da mani sapienti e capaci.

Tutto ciò che ci circonda è stato opera delle mani dell’uomo: ponti incredibili, edifici che durano secoli, aerei che sorvolano spazi infiniti, navi gigantesche che solcano mari ed oceani. La nostra vita è legata a chi con le mani si occupa del nostro nutrimento, a chi sa soddisfare tutti i nostri bisogni.

Le mani possono sopperire anche alla comunicazione sociale di chi non è in grado di parlare usando il linguaggio dei segni, come anche i non vedenti riescono a leggere un testo toccando una scrittura in rilievo, il braille.

Durante le tante alluvioni che hanno causato disastri e morti le mani di molti giovani volontari accorsi hanno spalato fango, hanno portato aiuto alla gente, hanno salvato la cultura mettendo in salvo con le mani a catena i preziosi libri delle biblioteche.

Eppure, questo meraviglioso strumento di cui siamo dotati, le mani, sanno operare il male: il bene e il male provengono da una stessa fonte. Quanta violenza si consuma ogni giorno con le mani che dovrebbero dare amore e sicurezza!

Le stesse mani nude a volte sono causa di morte se si usano contro qualcuno: ne conosciamo gli esempi sin dai primi uomini, Caino tolse la vita a suo fratello Abele con le sue mani e così fece Romolo con Remo, come racconta la leggenda. In tutta la storia dell’uomo la scomparsa di intere popolazioni è stata causata da armi sempre più distruttive create dalle mani di uomini belligeranti.

Utili e vantaggiosi o dannosi e nocivi, si potrebbe parlare all’infinito degli usi che facciamo di un dono così grande ed indispensabile che ci è stato fatto da chi ci ha creati, dipende solo da noi operare la scelta giusta.

A me piace ricordare una canzone di Endrigo che auspicava un girotondo intorno al mondo fatto dalle mani di tutti i ragazzi del mondo.

Che bello!

San Domenico Savio – Lodovico Gillio, già Sindaco di Riva presso Chieri

Ricordo alcune date che i residenti di San Giovanni di Riva della mia generazione conoscevano bene.

Domenico Savio è nato a Riva presso Chieri, in Frazione San Giovanni, il 2 aprile 1842 alle ore 9.00, e fu battezzato lo stesso giorno alle ore 17.00 nella Chiesa Parrocchiale di Riva: lo testimonia anche una lapide apposta nel battistero.

La famiglia proveniva da Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) ed è rimasta San Giovanni solo due anni, per poi ritornare a Castelnuovo in frazione Murialdo.

Dopo essere stato ospite dell’Oratorio di Don Bosco a Torino per alcuni anni, gravemente malato ritornò in famiglia a Mondonio dove morì il 9 marzo 1857, in odore di santità: dopo la sua morte Don Bosco scrisse la sua vita e dichiarò:

“questo ragazzo farà parlare molto di sé”.

Nel 1950 è stato proclamato beato da Papa Pio XII e il 12 giugno 1954 lo stesso Pio XII lo proclamò Santo nella Basilica di San Pietro in Vaticano, alla presenza anche di alcune persone della frazione.

In occasione della beatificazione e canonizzazione i parrocchiani di Riva in processione portarono nella Chiesa di San Giovanni la statua che oggi vediamo.

La frazione San Giovanni, nel 1957, primo centenario della morte, realizzò il monumento marmoreo davanti alla casetta natia, successivamente trasformata in un centro di accoglienza per i giovani.

Ricorrendo quest’anno (12 giugno) i 70 anni dalla canonizzazione, il Parroco Don Claudio Bertero ha proposto al Sindaco e alla popolazione tutta di proclamare San Domenico Savio co-patrono di Riva presso Chieri, insieme a Sant’Albano.

Nel corso di una solenne Celebrazione, oggi 12 giugno alle ore 11.30, il Parroco ha illustrato la proposta ai fedeli, con grande partecipazione dei ragazzi dell’Oratorio.

Anche l’Oratorio avrà patrono San Domenico Savio, e la lode Inneggiamo a Domenico Savio, composta con parole e musiche dall’ex parroco e musicista Don Ettore Gaia, sarà l’inno ufficiale del nostro Oratorio.

“È doveroso che Riva, onorato da tanta grazia e notorietà, abbia a tributare il giusto onore a questo suo così illustre Concittadino”.

-Lodovico Gillio

SAN DOMENICO SAVIO E DON CLAUDIO

Oggi, 2 giugno, in vista della ricorrenza del 70° anniversario della canonizzazione di San Domenico Savio, avvenuta a Roma in San Pietro il 12 giugno 1954, in qualità di Parroco di riva Presso Chieri e a nome di tutta la Popolazione di Riva, presento al Sindaco la richiesta ufficiale di scrivere, anche a tutti gli effetti civili, il nostro conterraneo San Domenico Savio, nato a Riva presso Chieri, Fraz. San Giovanni, il 02 aprile 1842 ore 09.00 e battezzato nel medesimo giorno alle ore 17.00, nella nostra Chiesa parrocchiale, quale Compatrono di Riva Presso Chieri, insieme a Sant’Albano.

Il giorno 12 giugno, durante la Messa, lo dichiarerò patrono del nostro Oratorio insieme a San Giuseppe, istituendo anche l’inno – scritto e musicato dal Priore di Riva don Ettore Gaia: “Lode a S. Domenico Savio” – quale inno ufficiale dell’Oratorio di Riva.

Di Buon Mattino (Tv2000) – Le catacombe di Priscilla

Il pellegrinaggio è una pratica devozionale che consiste nel recarsi collettivamente o individualmente a un santuario o a un luogo comunque sacro e quivi compiere speciali atti di religione, sia a scopo di pietà sia a scopo votivo o penitenziale.

«Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio.»

Un pellegrinaggio cristiano è una pratica religiosa svolta da fedeli cristiani verso luoghi di culto particolarmente significativi e santi.

Ecco una tappa di un pellegrinaggio molto interessante con la nostra guida, Monsignore Pasquale Iacobone.

Willy e la Casetta, un sogno senza fine

Una bella eredità

Quando si parte per un lungo soggiorno altrove, quando si chiude una esperienza importante, quando si termina un ciclo scolastico o il rapporto di lavoro, rimangono i ricordi, che tutti sperano essere belli, affettuosi, significativi.

Alunni ricordano alcuni insegnanti particolarmente capaci, colleghi ricordano il loro ufficio con un po’ di nostalgia, un amico ricorda con affetto colui che è partito per studio, lavoro o nuovi legami.

Ci sono persone che però, dopo la loro partenza, non lasciano solo ricordi: trasmettono messaggi.

Maurizio Baradello ci ha lasciato un ricordo che è più di un pensiero, di una emozione: è un esempio, un impegno e anche una promessa.

L’esempio per la politica che costruisce, l’impegno per creare ponti e la promessa di non voltarci dall’altra parte.

L’impegno politico era un dovere morale, la risposta al richiamo dei valori autentici del vivere civile.

La collaborazione internazionale non era un lavoro per Maurizio, bensì una missione.

Rau ci fa una promessa: buoni cristiani e onesti cittadini vanno per il mondo in tranquillità seminando Pace stringendo mani sconosciute e abbracciando fratelli senza distinzione di razza, cultura, religione.

Grazie Rau.

Pensieri e Parole | Il dolore – Silvia Falcione

A me sembra che il dolore si presenti sul sentiero della vita a tappe come una pietra d’inciampo o come un temporale da cui esci fradicio ma poi ti asciughi.

Resta una pozza.

Resta un ricordo di un evento andato. Concluso.

Ma quando il dolore è molto troppo, allora diventa un pozzo profondo.

Non riesci a parlarne con nessuno. Soprattutto con le persone coinvolte.

Il pozzo è profondo.

Intorno tutta la vita continua gioiosa e le stagioni si susseguono.

L’erba cresce e i fiori sbocciano.

Meglio non affacciarsi al bordo del pozzo. Ti attira sul fondo e ti potrebbe tirare giù.

Meglio restare sul prato e sul sentiero dove la vita continua e lasciare il pozzo laggiù guardandolo ogni tanto per ricordare.

Guardando l’erba che cresce anche li intorno insieme alle margherite.

Il pozzo è pieno di lacrime lo sai. Ma tu sei dentro la vita che continua e fiorisce.

Non puoi sigillare il pozzo custode delle tue lacrime.

Ma non avvicinarti. Potrebbe attirati giù.

Cogli le margherite e sorridi e percorri il sentiero con gli altri. Anche loro hanno un pozzo.

Ma non ti diranno quale.

Pensieri e Parole | Gioia. Sostantivo femminile. – Silvia Falcione

Stato emotivo di viva, completa, incontenibile soddisfazione che provoca una gioia piena con grida e lacrime di gioia, a volte.

“Gioia promette e manda pianto Amore” (Foscolo)

La gioia è un’emozione. Come tale la gioia è uno stato profondo dell’essere.

Nasce in modo inaspettato, davanti al cielo, al mare, a due occhi belli, ascoltando una canzone, da un ricordo, un profumo, un sorriso…

Quando la gioia ci viene dagli altri riguarda l'altruismo, mentre la felicità è un piacere personale.

Bisogna essere profondamente radicati e consapevoli di se stessi per poter aiutare gli altri, senza che un senso di sopraffazione o di frustrazione per un mancato riconoscimento dei propri sforzi ci raggiunga.

Si chiama altruismo, si pratica in modo incondizionato e ha a che fare con la gioia.

La felicità deriva da istanti, in cui il piacere è di solito personale. Bisogna essere allenati alla gioia per poter riconoscere gli istanti di felicità.

La felicità accresce la gioia e viceversa.

La gioia va allenata quotidianamente, ricercandola nel profondo.

È una specie di bussola: se sappiamo di cosa è fatta la nostra gioia che è fatta di perdono di eventi passati, accettazione del nostro presente e costante senso di gratitudine per la vita, sappiamo anche come ritrovarla in ciò che ci accade.

Pensieri e Parole | Quaresima – Silvia Falcione

Quaresima.

Quaranta giorni in cui i catecumeni si preparavano al Battesimo. Nella notte di Pasqua.

Un tempo per rinnovare in profondità la nostra fede.

Un tempo per mettere in discussione la nostra fede e verificare in profondità come la viviamo.

Un tempo per mettere in crisi i nostri programmi e rinnovarli e per fede, accettare i programmi di Dio. Anche se non ci sono chiari.

Un tempo per ripercorrere le strade della preghiera che ricarica lo Spirito.

Un tempo per riflettere sul peccato.

Il peccato è il buio della vita, è notte, è morte.

Il perdono è la luce che illumina questa notte.

Il perdono per noi stessi e per gli altri.

Il perdono è il sacramento della fede.

È il sacramento della verità su noi stessi.

È il sacramento della maturità della nostra fede, della libertà, dell’amore, della gioia, dello Spirito Santo, della Resurrezione.

La Quaresima è un tempo per perdonare.

Per riscoprire l’incontro con Dio nel perdono.