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Diario autografo 3 – Silvia Falcione

Diario autografo a puntate di un viaggio nel nord del Marocco organizzato da Viaggi Solidali, dal 30 dicembre al 5 gennaio appena passati. Viaggio condiviso con altre 12 persone e una guida locale che non si conoscevano prima.

Silvia Falcione, 3 giorno: Ouezzane.

La casa rurale di Aicha e della sua famiglia con suo figlio Saladin contadino biologo ecologista, ci accoglie nel patio blu. Ci togliamo le scarpe per accomodarci sui divani marocchini, gustare dolcetti squisiti e sorseggiare tè alla menta, alla salvia, all’assenzio.

Poi una passeggiata sulle colline dove lui ha appena piantumato, ai limiti di una foresta protetta, ulivi Nuovi, innestandoli con altri selvatici per ottenere una varietà più resistente come facevano i nonni. E poi ha seminato orti cooperativi circolari dove legumi tuberi e ortaggi convivono e collaborano aiutandosi nella crescita.

E ha costruito una casa ecologica con muri di terra e paglia, riscaldata con energia geotermica e pannelli solari. Il solare termico scalda l’acqua, anche quella di una piccola piscina di raccolta della pioggia e alimenta un pozzo per l’acqua potabile. Una casa autonoma che somiglia a un piccolo rifugio di montagna. Profumata di legno di cedro Atlantico delle travi che sostengono il tetto.

 

Fare ecologia si può anche in Marocco. Il sogno di Saladin é seminare il progetto nel Marocco rurale per tornare a vivere in armonia con l’ambiente come una volta ma con l’aiuto della moderna tecnologia sostenibile e pulita.

Se lo ha fatto lui possono farlo tutti, basta insegnare come si fa. E lui lo sa. La cena è squisita cucinata dalle mani sapienti di Fatima con i prodotti dell’orto. Una zuppa di legumi e agnello con le verdure.

Fa freddo, ma ci scaldano il cibo è l’ospitalità e anche un po’ i sogni di Saladin.

Cercare la pace e non sempre trovarla – Silvia Falcione

Oggi è la Domenica delle Palme. Da oggi Gesù va incontro al Calvario, ma la festa di oggi fa presagire ben altro.
La pandemia ci ha fatto sperare in tempi migliori: ANDRÀ TUTTO BENE ricordate?
Eppure siamo immersi in una nuova guerra terribile e violenta che nessuno si aspettava. I tempi non sono migliori, ma forse noi possiamo essere migliori se ci proviamo, almeno nelle nostre piccole vite.
Ho ritrovato per caso questa preghiera della grande anima di Charles de Foucault, scritta in tempi di guerra fredda e ve la ripropongo in questi nuovi tempi di guerra. Pregare è l’ultimo baluardo, per non spegnere la speranza. A voi.
LA PACE VERRÀ
Se tu credi che un sorriso sia più forte di un’arma.
Se tu credi alla forza di una mano tesa.
Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide.
Se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo.
Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore.
Se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l’altro, allora…
La pace verrà.
Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore.
Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino.
Se l’ingiustizia subita dagli altri ti rivolta come quella che subisci tu.
Se per te lo straniero che incontri è fratello e sorella.
Se tu sai donare gratis un po’ del tuo tempo per amore.
Se tu sai accettare che un altro ti renda un servizio.
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora…
La pace verrà.
Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta.
Se tu sai cantare la gioia degli altri e dividere la loro allegria.
Se tu sai accogliere e accettare un modo di fare diverso dal tuo.
Se tu credi che la pace sia possibile, allora…
La pace verrà.
Buona Pasqua di Resurrezione, pregando che lo sia per tutta Europa, in modo che torni ad essere esempio di convivenza pacifica, nella differenza, per il resto del mondo.

Le catacombe di Vigna Chiaraviglio, don Pasquale Iacobone

Mons. Pasquale Iacobone, Segretario Pontificia Commissione Archeologia Sacra, è ospite della puntata di Bel tempo si spera del 10 giugno 2021

Storie di resilienza – Silvia Falcione

Simone è il maggiore di 8 fratelli, la mamma è maestra e in questi lunghi periodi di didattica a distanza ha sempre seguito le lezioni sul suo cellulare per lasciare a mamma e fratelli più piccoli i dispositivi più comodi. Spesso segue le lezioni facendo da baby sitter al fratellino più piccolo che ancora non cammina. Si vede dal video, allora gli dico, bravo fratello spegni. Una volta si è intravisto mentre dava la pappa al bimbo sul seggiolone, per un secondo.  Ma Simone ha bei voti, non ha mai perso una lezione, non ha mai smesso di studiare, mai. Crescerà bene quel bambino con il suo fratellone e la dad.
Ilaria c’era e non c’era. Poca connessione, sembrava. Qualche volta un letto disfatto alle sue spalle, un letto sanitario, quello della nonna anziana? Ilaria a volte era in ritardo con la consegna dei compiti. Mi scusi prof mi scusi. A Ilaria non mancava mai il sorriso, mancava la connessione, non i voti dignitosi. Un mese fa è morto il papà di Ilaria. Era malato di cancro da tre anni. Non lo abbiamo mai saputo. I quattro figli lo curavano dolcemente, hanno letto messaggi alle sue esequie. Era un papà buono di figli coraggiosi. Dopo tre giorni Ilaria è tornata a scuola, nella settimana di presenza. Ilaria sei qui, di già? I miei messaggi su wapp si sciolgono in un abbraccio, alla faccia del virus. Si prof ho pensato che era meglio. Ilaria la connessione non l’aveva mai perduta.

Francesca si è svegliata una mattina e non ci vedeva più. Francesca aveva paura ma non ci poteva credere. Come faccio a seguire le lezioni in video? Dentro e fuori dall’ospedale la vista poco per volta è tornata, ma non ti devi affaticare. Ascolta e non guardare. Guarda solo matematica che la prof usa la lim. Metti le cuffie e spegni il video. I compiti non li fare, almeno per ora, ma no prof li detto a mia mamma.  Francesca ha perso poche lezioni, quelle delle visite in ospedale.  Ora ci vede di nuovo, bene come prima. Siamo tornati a scuola, lei è sempre presente.  Leggo io prof? Francesca è resiliente, non molla mai, sa che ce la può fare.

La resilienza è pensiero positivo, questo è il vero contagio che ci portano a scuola i nostri studenti.