Maggio – Adriana Perillo

Il mese di maggio è il tempo per eccellenza dedicato a Maria, madre di Gesù e madre dell’umanità.

Da sempre è stata celebrata e venerata, anche papa Giovanni Paolo II era a lei dedicato.

In quest’anno in cui celebriamo i settecento anni della morte di Dante voglio ricordare il suo canto alla Madonna, scritto nella cantica del Paradiso, recitato da san Bernardo: somma poesia, piena di commozione e ardente amore per la creatura che ha nobilitato la natura umana dopo il peccato originale con l’incarnazione di Gesù.

Tutti conoscono questa bellissima ed altissima preghiera, per questo ricordo solo alcuni versi:

Vergine madre, figlia del tuo Figlio,
umile ed alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì,che ‘l suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore
per lo cui caldo nell’eterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali
che qual vuol grazia ed a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre
a chi dimanda,ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenzia, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontade.

Dante, infine, gode della sfolgorante e soprannaturale ed inesprimibile visione di Dio.
Noi chiediamo a Maria, umilmente, che la sua misericordia e la sua benevolenza ci accompagnino nel nostro cammino di vita.

Adriana Perillo 

Semi – Giovanna Colonna

Vi invito a ascoltare gli interventi di Maurizio, che è partito troppo presto ma ci ha lasciato tanti semi: alcuni li aveva già messi nella terra, altri li teneva per una prossima semina. I semi già piantati hanno portato frutto e noi abbiamo la responsabilità di prenderci cura degli alberi, affinchè possano produrre ancora: non possiamo sprecare questa bella eredità.

L’albero del V.I.S., il Progettto NUR: sogni e ideali si fondono per realizzare in terra un pezzo di paradiso. La cooperazione internazionale, la pace, il bene comune, la scelta dei giovani meno fortunati, il rispetto della natura, l’amore per la famiglia: principi, valori, certezze che declinavano il Credo di Maurizio, semi da gettare in abbondanza, con generosità, nella nostra vita e nella società. Come ha fatto Maurizio.

Sempre grazie.

Catacombe d’Italia – card. Gianfranco Ravasi

Un progetto della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra:

“Per questo le catacombe non sono tristi bassi fondi oscuri, ma sono un mondo segreto che si apre al pellegrino e al turista con tutta la bellezza, la fede e la memoria di tante persone che hanno creduto in Cristo e nella sua parola di speranza”

 

OBIETTIVO 16: PACE GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE – Alessandra

Questa studentessa di classe terza liceo è rimasta colpita dal seguente obiettivo e lo commenta ponendosi domande difficili anche per gli adulti, con una consapevolezza che spesso non pensiamo che i giovanissimi abbiano, invece… leggete.

-Silvia Falcione

 

OBIETTIVO 16: PACE GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

Un problema purtroppo molto presente ancora oggi nel mondo è la guerra. Sembra strano dirlo perché è sempre stato un evento considerato storicamente o geograficamente distante da noi. Ora invece abbiamo una guerra in Europa che è in bilico tra la fine di una battaglia e l’inizio di una terza guerra mondiale. Ci troviamo in un momento molto instabile perché o rinunciamo alla democrazia e diciamo sì alla pace (nel senso che se lasciamo l’Ucraina a Putin avremo la pace ma rinunciamo alla democrazia), abbandonando le armi, oppure continuiamo a lottare per essa.

È abbastanza contraddittorio il fatto di dover ottenere la pace facendo la guerra, è triste che oggi ancora si debba ricorrere a ciò. Questo obiettivo si basa proprio sulla pace, sulla giustizia attraverso istituzioni forti. Allora perché non riusciamo a mettere di fatto sullo stesso piano la pace e la giustizia? Perché per ottenere giustizia dobbiamo usare le armi? Come può la pace nascere dalla guerra? Ritornando al discorso generale, questo obiettivo si basa sulla riduzione di violenza che oggi invece sta solamente aumentando su donne e bambini soprattutto.

Non si parla solo di violenza fisica ma anche psicologica. Stupri, abusi e violenze, in particolare domestiche sono all’ordine del giorno senza necessariamente la presenza della guerra. Le giustizia poi dovrebbe essere accessibile a tutti, allora perché le persone ancora oggi non sono tutelate nel denunciare? Come può una persona parlare se poi c’è un seguito di violenza successiva a spaventarla? Tutto ciò avviene perché la giustizia non è così immediata come dovrebbe. È necessario potenziare le istituzioni nazionali più importanti, anche attraverso la cooperazione internazionale, in modo da sviluppare in particolare nei paesi in via disviluppo, le condizioni adeguate per prevenire la violenza e per combattere il terrorismo e di seguito promuovere e applicare leggi non discriminatorie e politiche di sviluppo sostenibile.

Purtroppo nonostante i buoni propositi ci siano, non riusciamo ancora a realizzarli in maniera adeguata. Anche se nella storia i progressi ci sono stati anche solo nel pensiero sociale, sfortunatamente siamo ancora giustamente impegnati a ricordare lo sterminio degli Ebrei nel Giorno della Memoria, quando nel mondo sono presenti tutt’ora numerosi campi di concentramento e di detenzione illegale ad esempio in Cina e in Africa.

SE VUOI LA PACE LAVORA PER LA GIUSTIZIA

-Papa Paolo VI

-Alessandra 16 anni

OBBIETTIVO 1: PORRE FINE AD OGNI FORMA DI POVERTÀ NEL MONDO – Giulia

Ho fatto commentare ai miei allievi di terza gli obiettivi della AGENDA 2030. Ne sono usciti testi sorprendenti che ho deciso di condividere con voi. Perché siamo Salesiani e amiamo i giovani.

-Silvia Falcione

OBBIETTIVO 1: PORRE FINE AD OGNI FORMA DI POVERTÀ NEL MONDO

Ho scelto di commentare questo obbiettivo poichè mi tocca da vicino, avendo parenti che vivono in Africa, con più precisione in Eritrea. Sentire quello che loro considerano normalità e l’estremo paradosso fra il mio stile di vita e il loro, mi rattrista. Spesso sento raccontare da mia nonna situazioni devastanti di molti bambini, bambini obbligati a mangiare quel poco di cibo sporco che riescono a procurarsi per appagare il loro straziante senso di fame, li senti piangere, gridare e alle volte pure lottare per nutrirsi.

Abbiamo sentito più volte ripetere la frase “Perchè fanno figli se sanno della loro condizione economica, che egoisti!”. Coloro che dicono queste parole non sanno che la povertà non permette di procurarsi le giuste precauzioni per limitare le nascite. “Okay, allora non fate sesso(?)”, facile da dire presumo, dovremmo capire che oltre ad essere un bisogno fisiologico, spesso in questi posti, dove regna la povertà, regna anche la criminalità.

Molte di queste “donne” rimangono incinta a causa di uno stupro o semplicemente obbligate a prostituirsi per fame. Si possono trovare ragazzine di 14 anni in mezzo alla strada. Bambini di ogni età subiscono abusi di qualsiasi tipo e questo accade dinnanzi agli occhi di tutti, ma nessuno ha le forze di protestare, data anche la mancanza di forze dell’ordine efficienti. Per molti di loro, l’unica soluzione sarebbe emigrare in paesi più civilizzati, ma anche questo é molto complicato e pericoloso per via di tutta la criminalità che gestisce i viaggi della speranza.

Spero vivamente che si riesca a raggiungere questo obbiettivo entro il 2030, e che finalmente tutti abbiano le stesse opportunità di vita, è davvero triste come molti bambini debbano vivere una realtà ai limiti della moralità facendo sì che i loro giovani sogni vengano distrutti.

-Giulia 16 anni

Festa Di San Domenico Savio – 180° anniversario

Fate tutto per amore, nulla per forza

 

Un weekend intero dedicato alle celebrazioni della Festa Di San Domenico Savio in occasione del 180° anniversario (1842-2022) della nascita del Santo a San Giovanni di Riva, presso Chieri, nella sua casa natìa. Il programma della festa è il seguente:

VENERDÌ 6 MAGGIO –LA SANTITÀ “DELLA PORTA ACCANTO”

  • Ore 20:45 riflessione con Don Michele Molinar Vicario e Delegato della Famiglia Salesiana Ispettoria ICP

SABATO 7 MAGGIO – SANTITÀ STARE INSIEME IN ALLEGRIA

  • Ore 18:30 ritrovo
  • Ore 20:00 cena
  • Ore 21:00 Grande Gioco notturno (portate le torce!), serata intrattenimento tenuta dagli animatori di Riva presso Chieri. Per informazioni e prenotazioni telefonare ad Alessandro Parizia 3292008776.

DOMENICA 8 MAGGIO – AMATI PER NOME

  • Ore 10:45 omaggio a San Domenico Savio davanti al monumento
  • Ore 11:00 santa Messa presieduta da Don Enrico Ponte, direttore e maestro del noviziato Colle Don Bosco, animata dalle corali della parrocchia
  • Ore 13:00 pranzo (su prenotazione) preparato dagli Amici di San Giovanni
  • Ore 14:30 mamma, papà, vi porto a giocare!
  • Ore 16:30 chiusura dei giochi, saluto e conclusione con merenda

Banco di beneficienza sempre accessibile durante l’evento.

IL PIANTO DI DIO – don Emilio Zeni

Non so se sia teologicamente corretto, ma credo che il pianto del Signore sia vero, a volte inconsolabile. È il pianto del padre che si vede respinto dai figli costretto ad assistere, impotente, allo sbandamento delle sue creature, ad amare senza essere richiamato. Se è vero, come si legge nel Vangelo, che si fa più festa in cielo per un peccatore che ritorna come non pensare, tristemente, che ci sia anche il pianto per un figlio che sbatte la porta e se ne va?

Ho letto una intervista rilasciata da una scrittrice d’America dopo la tragedia delle torri gemelle a New York: “Perché Dio permette tragedie di tanta efferatezza?”. Il brano mi suggerisce un verosimile lamento di Dio: “O uomo, figlio mio, non posso farci nulla, purtroppo! Hai cancellato il mio nome dai tuoi ordinamenti civili perché ti infastidivo, mi hai messo fuori dalle tue scuole perché inibivo la tua libertà, mi hai espulso dai tuoi parlamenti come presenza inopportuna, mi hai escluso dalla famiglia perché non gradivi i miei interventi per far rivivere l’amore, mi hai ignorato nei laboratori della scienza come elemento di disturbo, hai riso ai miei richiami all’amore, al perdono, al rispetto della vita. Persino la mia immagine ti infastidisce e l’hai tolta dalle pareti della tua casa… Io, che ti ho creato libero perché, liberamente amandomi, il tuo amore fosse vero, sono coerente e rispetto la tua libertà. Mi hai messo da parte! Altro non posso fare se non soffrire e piangere, in silenzio, con te…”

È il lamento di Dio, spassionato e sincero, in fragile linguaggio umano, se vogliamo, ma che ci obbliga ad un interiore silenzio.

Anche Gesù, nella profetica visione della imminente distruzione di Gerusalemme, si lamenta: “Gerusalemme tu che uccidi quelli che Dio ti manda! Quante volte ho voluto riunire i tuoi abitanti attorno a me, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali! Ma tu non hai voluto” (Mt, 23,37). E la liturgia del Venerdì Santo ripropone la drammatica ingratitudine dell’uomo: “popolo mio, ti male ti ho fatto, in che cosa ti ho provocato? Perché mi fai soffrire? Dammi una risposta…”

Ingratitudine e presunzione, con tutte le aberrazioni che ne sono seguite, risalgono agli albori dell’umanità e continuano oggi, nello scellerato tentativo di mettersi al posto di Dio e riscrivere le leggi della vita e della felicità. Ne sono nati i mostri di morte e abissi di disperazione. Un pianto quello di Dio, che ha il tono di uno sfogo, e diventa paterna risposta ai nostri umani e assurdi lamenti, invito a smettere ogni atteggiamento risentito è ingiusto nei suoi confronti.

Ma cela anche una speranza, una mano tesa all’uomo perché si lasci salvare. Alla antica chiesa di Laodicea, come si legge nell’Apocalisse, il Signore rivolge un amaro rimprovero, sembrerebbe fatto per noi, uomini del 2000: “Voi dite: siamo ricchi, abbiamo fatto fortuna, non abbiamo più bisogno di nulla… ma non vi accorgete di essere dei falliti, degli infelici, poveri e nudi… cambiate vita, dunque!” E aggiunge: “Ascoltate! Io sto alla porta e busso. se mi aprirete, io entrerò e ceneremo insieme…“(Ap 3,17 SS).

No, estromesso in mille maniere dalla nostra vita, Dio non se ne è andato! A noi aprirgli la porta. E sarà convito e sarà festa. Sarà Risurrezione, sarà Pasqua.

In questa prospettiva, i nostri auguri Pasquali agli affezionati lettori.

Cercare la pace e non sempre trovarla – Silvia Falcione

Oggi è la Domenica delle Palme. Da oggi Gesù va incontro al Calvario, ma la festa di oggi fa presagire ben altro.
La pandemia ci ha fatto sperare in tempi migliori: ANDRÀ TUTTO BENE ricordate?
Eppure siamo immersi in una nuova guerra terribile e violenta che nessuno si aspettava. I tempi non sono migliori, ma forse noi possiamo essere migliori se ci proviamo, almeno nelle nostre piccole vite.
Ho ritrovato per caso questa preghiera della grande anima di Charles de Foucault, scritta in tempi di guerra fredda e ve la ripropongo in questi nuovi tempi di guerra. Pregare è l’ultimo baluardo, per non spegnere la speranza. A voi.
LA PACE VERRÀ
Se tu credi che un sorriso sia più forte di un’arma.
Se tu credi alla forza di una mano tesa.
Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini è più importante di ciò che li divide.
Se tu credi che essere diversi è una ricchezza e non un pericolo.
Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore.
Se tu pensi che sei tu che devi fare il primo passo piuttosto che l’altro, allora…
La pace verrà.
Se lo sguardo di un bambino disarma ancora il tuo cuore.
Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino.
Se l’ingiustizia subita dagli altri ti rivolta come quella che subisci tu.
Se per te lo straniero che incontri è fratello e sorella.
Se tu sai donare gratis un po’ del tuo tempo per amore.
Se tu sai accettare che un altro ti renda un servizio.
Se tu dividi il tuo pane e sai aggiungere ad esso un pezzo del tuo cuore, allora…
La pace verrà.
Se tu credi che il perdono ha più valore della vendetta.
Se tu sai cantare la gioia degli altri e dividere la loro allegria.
Se tu sai accogliere e accettare un modo di fare diverso dal tuo.
Se tu credi che la pace sia possibile, allora…
La pace verrà.
Buona Pasqua di Resurrezione, pregando che lo sia per tutta Europa, in modo che torni ad essere esempio di convivenza pacifica, nella differenza, per il resto del mondo.

L’INUTILE GARA – don Emilio Zeni

È quella dell’uomo che pretende di competere con il tempo nella sua inarrestabile corsa.

Dovrebbero essere amici, il tempo e l’uomo. Sono diventati avversari; o forse, è soltanto l’uomo a guardarlo con sospetto, talvolta con rabbia.  Il tempo che corre troppo, o non passa mai, il tempo che illude. Così i due avversari, tempo e uomo, fanno la propria corsa. Ma sconfitto ne esce sempre l’uomo con l’affanno che lo insegue e alla fine lo distrugge.

Il tempo, amico dell’uomo, gli offre i ritmi per un’esistenza vivibile, le occasioni per assaporarla come limpido anticipo di quanto atteso e promesso nell’eternità, davanti alla quale anche il tempo si ferma. Ritmi scanditi dal giorno e dalla notte, dalle stagioni.

Gesù ce lo ricorda: “Non affannatevi per il domani… basta ad ogni giorno la sua preoccupazione”.

Oggi, così come ci siamo organizzati la vita per un benessere da rincorrere – col fiato corto- per capirlo e accumularlo, non rimangono che briciole di tempo per gustare quanto abbiamo faticosamente racimolato.

Si inizia presto, già con i bambini: scuola, studio, corsi di danza, sport, musica e quant’altro perché siano domani un po’ più “grandi” e un po’ più “primi” degli altri. E passa via rapidamente la fanciullezza senza i suoi giochi, le sue fantasie i suoi capricci. E su, su, di età in età: la stessa corsa. Adolescenza e giovinezza che sfumano nelle nebbie di un futuro sognato, rincorso e raramente raggiunto. E poiché non si aprono- se non per pochi – le strade del successo, si spalancano le porte delle mille trasgressioni per vincere la noia del tempo che non offre più niente.

Non c’è più tempo per gustare un’alba, ammirare i colori dell’aurora, respirare l’aria nuova del mattino, contemplare un tramonto, viaggiare sognando con le nuvole nel cielo azzurro… non c’è più tempo per giocare con i propri bambini, non più tempo perdonarsi tenerezza nelle coppie sempre più allo sbando. Né tempo né pazienza per ascoltare e capirsi. Non più tempo per “svegliare l’aurora, con l’arpa è la cetra”, secondo il pio salmista, e dialogare, in estasi con il Creatore. E se il tempo c’è, dopo i faticosi ritmi quotidiani, eccolo, il tempo, rapito dai programmi televisivi.

E domani è un altro giorno, fotocopia del oggi scivolato via. Tanto tempo rubato, tanto tempo svenduto.

Ed è subito sera, crepuscolo della vita. Il tempo ti ha vinto. Vien da pensare a un notissimo verso di Leopardi ” Ahi! pentirommi e spesso, ma sconsolato, volgerommi indietro”.

Non per tutti e non sempre è così, certamente. Felice colui- ed è tutto Misericordia di Dio – che avrà ancora il tempo per accorgersi che li, a due passi, si apre l’infinito eterno, quello per cui è stato creato, quello di cui, il tempo, da sempre suo compagno inseparabile, era la pallida ma eloquente immagine. l’infinito eterno con Dio e con i fratelli ai quali, forse, ha saputo donare poco, troppo poco tempo.

La vita vissuta al di fuori dei progetti divini per rincorrere affannosamente progetti umani, può esaurirsi purtroppo, in una inutile corsa. “Procuratevi innanzitutto il Regno di Dio, tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”, ci avverte ancora il Signore.

Si legge nel libro sacro del Qoelet: “nella vita dell’uomo​, per ogni cosa c’è il suo momento”.

Riappropriarsi dell’antica amicizia del tempo, viverne i ritmi sereni e fruirne i tanti doni, potrebbe essere garanzia per un po’ di felicità.

È l’augurio pasquale agli affezionati lettori.

IO PENSO CHA LA PACE SIA… – Leonardo 9 anni

La pace è un simbolo di libertà
tutti devono vivere in prosperità.
Noi non vogliamo la guerra,
rendiamo felice tutta la terra.
Basta Russia, basta Ucraina,
nessuno si deve più chiudere in cantina.
La pace è la felicità
la pace è la libertà.
Basta bombe,
basta sempre più tombe.
Nessuno si deve più ammazzare,
anzi devono parlare e ragionare.
Viva la pace, viva la pace,
tutti devono avere un mondo che ci piace.